Resilienza

Come avere un piano B nella vita

Psicologia – L’importanza della resilienza nell’affrontare e superare le difficoltà e i
dolori dell’esistenza

13.08.2020 – di Alessandra Ostini-Sutto

«Non credo nel destino. Ma lo so affrontare. Il dolore, la paura, la guerra, la mafia, il terremoto, la malattia, la morte: esistono. Non serve a nulla guardare dall’altra parte, fingere di non vedere. Ma si può usare un altro punto di vista, che ha il potere di cambiare tutto. Io l’ho imparato, l’ho capito, l’ho vissuto. Si può sorridere, ad esempio. E anche ridere. Si può stringersi gli uni con gli altri. Si può parlare, scrivere. C’è una parola per questo, difficile e importante (…). Resistere agli urti della vita senza spezzarsi. Andare avanti a testa alta, sempre avanti. In ogni caso. Questa parola è resilienza».

Si leggono queste parole nella prima pagina del sito dell’associazione Wondy Sono Io, impegnata nella diffusione della cultura della resilienza. Wondy – da Wonder Woman – sta per Francesca Del Rosso, blogger e scrittrice, morta nel 2016 dopo una lunga battaglia contro il cancro. Wondy – ovvero come diventare supereroi per guarire dal cancro è anche il titolo del libro in cui Francesca ripercorre la sua storia. Perché per affrontare le operazioni, la chemioterapia, le recidive serve essere forti, ottimisti, se possibile solari. In una parola: resilienti.

«Francesca era una donna vulcanica e combattiva, che vedeva il bicchiere mezzo pieno, “possibilmente di Mojito” avrebbe detto lei. Le ripetevo che, se fosse capitato a me, non avrei avuto il suo coraggio. Rispondeva che nessuno sa di averlo, finché non è costretto a tirarlo fuori», scrive Alessandro Milan (classe 1970), che conduce programmi di approfondimento su Radio 24. A sua moglie Francesca ha dedicato Mi vivi dentro (2018), un libro diventato subito un grande successo editoriale.

Oggi, Milan cerca di mettere l’eredità in termini di forza e positività lasciata dalla moglie in tutto quello che fa. Anche per questo ha creato l’associazione Wondy Sono Io, che propone iniziative per sensibilizzare sulla capacità di trasformare le difficoltà in opportunità, come il Premio Wondy per la letteratura resiliente ed eventi che puntano alla diffusione della lettura (una delle passioni di Francesca) come strumento per comprendere la realtà ed esplorare punti di vista inconsueti.

Un altro inno alla resilienza è il libro Option B (2017) scritto da Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook, nonché autrice di Facciamoci avanti. Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire e fondatrice di Leanln.Org, associazione che aiuta le donne a raggiungere i propri obiettivi. Dopo l’improvvisa morte del marito, Sheryl Sandberg era certa che lei e i suoi figli non avrebbero più provato gioia. «Ero come sospesa nel vuoto – scrive – un immenso buco nero che ti riempie il cuore e i polmoni, che limita la tua capacità di pensare e ti impedisce persino di respirare». Poi il suo amico Adam Grant (psicologo, docente alla Wharton Business School dell’Università della Pennsylvania, nonché editorialista del «New York Times» e autore di bestseller) le disse che esistono azioni concrete da intraprendere per riprendersi dalle esperienze più devastanti. Assieme hanno scritto Option B, che coniuga il vissuto di Sandberg con le ricerche di Grant e riporta esperienze di persone che hanno saputo superare difficoltà significative come malattie, aggressioni sessuali o disastri naturali. Ne è nata un’efficace guida per chi cerca di sviluppare la resilienza nella propria vita, comunità o azienda. OptionB è pure un’associazione no-profit che aiuta le persone a far nascere e potenziare la resilienza.

Negli ultimi anni il concetto di resilienza si è conquistato popolarità nel linguaggio comune. «Il termine, in realtà, era già presente nel vocabolario italiano, anche se il suo uso e il suo significato – prettamente tecnici – si celavano ai non specialisti», scrive Simona Cresti dell’Accademia della Crusca nell’articolo L’elasticità di resilienza (2014). «In fisica resilienza è la capacità di un materiale di assorbire energia se sottoposto a deformazione elastica; l’esempio più semplice è quello delle corde della racchetta da tennis che si deformano sotto l’urto della pallina, accumulando una quantità di energia che restituiscono subito nel colpo di rimando(…). Resilienza non è quindi un sinonimo di resistenza: il materiale resiliente non contrasta l’urto finché non si spezza, ma lo ammortizza, in virtù delle proprietà elastiche della propria struttura», continua Cresti: «Da qui, una relativa stabilizzazione del significato e il proliferare delle estensioni: in ecologia, resiliente è una comunità capace di tornare velocemente al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione; nell’ambito della produzione dei tessili, resiliente indica un tessuto capace di riprendere la forma originale dopo una deformazione, senza strapparsi; in psicologia, la capacità di recuperare l’equilibrio psicologico a seguito di un trauma, l’adattabilità». Ed è quest’ultimo senso quello che viene maggiormente usato nel linguaggio comune.

Anche negli eventi traumatici che la vita ci può riservare, la resilienza non va confusa con la resistenza. Chi resiste davanti alle difficoltà prima o poi rischia di spezzarsi. La resilienza, invece, permette di riprendere il cammino, spesso lungo un altro sentiero. Prima però è giusto concedersi del tempo, quello dei ricordi o dell’accettazione. Per il tempo della «riabilitazione» è importante il sostegno di chi ci sta intorno, che può aiutare a tirare fuori questa dote che ognuno possiede in sé.

Ovviamente anche la psicoterapia può rivelarsi di aiuto, soprattutto individuando «i luoghi dell’anima» in cui esistono delle risorse psichiche che possono aumentare la vitalità del paziente e contribuire alla costruzione di nuove storie positive. Essere resilienti significa infatti proprio riuscire a trarre forza positiva dagli eventi negativi. Come scrive la numero 2 di Facebook in Option B: «Ho imparato che, se la vita ti trascina verso il fondo, puoi sfruttare quel fondo per darti una spinta verso l’alto, risalire in superficie e tornare a respirare». L’imprenditrice aggiunge che spesso sono proprio gli eventi negativi a fornire il clic per evolvere, scoprire risorse che non pensavamo di avere e trovare un significato più profondo alla propria vita.

La resilienza può poi essere d’aiuto in un’epoca come quella attuale, segnata da instabilità economica e terrorismo. Affinché ciò avvenga, questa risorsa della mente va allenata nel quotidiano. Come? Cercando un’altra visione della situazione quando ci capita qualcosa di stressante. La messa in atto di questo modo di procedere – assicurano gli esperti – porta ad una visione più ottimistica della vita. E automaticamente ad essere più felici.